HORN ROT PROJECT

QUESTA PAGINA WEB CONTIENE TUTTE LE INFORMAZIONI DEL PROGETTO.

 

SI PREGA DI LEGGERE LA GUIDA AL QUESTIONARIO QUI SOTTO PRIMA DI COMPILARE IL SONDAGGIO, IL LINK È IN FONDO ALLA PAGINA.

 

L’horn Rot si manifesta come una di lesione sulla parte dorsale/laterale inferiore del corno, inizialmente di piccole dimensioni (Fig.1), per poi ingrandirsi e, in molti casi, causare la rottura del corno, lasciando un moncone irregolare (Fig.2).

La degenerazione tissutale sembra interessare non solo l’astuccio corneo ma anche la base ossea sottostante (Fig.3).

 

QUESTA RICERCA VUOLE CONOSCERE L’ESISTENZA, LA DISTRIBUZIONE E L’INCIDENZA DEL FENOMENO SULLA POPOLAZIONE DI CAMOSCIO DELLE ALPI, E VALUTARE SE E QUALI FATTORI EPIDEMIOLOGICI, DI POPOLAZIONE ED AMBIENTALI POSSONO DETERMINARE LA COMPARSA DEL HORN ROT.

I CACCIATORI DI CAMOSCIO RAPPRESENTANO LA BASE PER LO SVILUPPO DI QUESTA INDAGINE.

 

GRAZIE ALLA LORO ESPERIENZA E AL TEMPO TRASCORSO SUL CAMPO IN CONTATTO DIRETTO CON I CAMOSCI, POSSONO FORNIRE INFORMAZIONI CHE CI AIUTERANNO A COMPRENDERE MEGLIO L’ESISTENZA E LA DINAMICA DEL FENOMENO HORN ROT.

 
AI PARTECIPANTI VIENE CHIESTO DI COMPILARE UN MODULO DIGITALE E, QUANDO POSSIBILE, DI CONTRIBUIRE CON FOTO E VIDEO.

GUIDA AL QUESTIONARIO

PARTE 1

Nella prima parte del questionario verrà chiesto di fornire i dati personali e di specificare il tipo di osservazione documentata.

PARTE 2

Sesso del camoscio: Specificare se si tratta di un esemplare maschio o femmina; in caso di dubbio, selezionare indeterminato.

Età del camoscio: Indicare l’età secondo le seguenti categorie.

PARTE 3

In questa sezione, le informazioni relative alla località di ritrovamento, abbattimento e avvistamento del camoscio sono fondamentali per individuare una possibile area in cui la patologia si sia sviluppata o fosse presente. La data associata a ciascun caso è altrettanto importante, poiché consente di collocare l’evento in un contesto temporale, facilitando possibili correlazioni con specifiche condizioni climatiche.

PARTE 4

Le fotografie inviate dovranno illustrare nel modo più accurato possibile le lesioni presenti sulle corna, consentendo un’analisi dettagliata della natura della degenerazione. Si raccomanda di includere, se possibile, uno scatto ravvicinato della parte posteriore del corno e uno laterale (foto A-B), in modo da offrire una prospettiva completa che permetta una valutazione esaustiva della lesione.

La foto in basso a destra (foto C) mostra un camoscio con corna anomale; poiché l’immagine non consente di comprendere chiaramente la natura della lesione, il quadro viene attribuito a un possibile traumatismo.

CLICCA QUI PER ACCEDERE AL QUESTIONARIO

IL TEAM DI RICERCA

Pier Giuseppe Meneguz

Dottore di ricerca, si è laureato in Medicina veterinaria nel 1979. Ha esercitato la libera professione nell’ambito della gestione faunistica sino al 1996 imparando il “mestiere” che ha poi insegnato presso l’Università degli Studi di Torino dove è stato docente di Gestione delle risorse faunistiche e Strategie e strumenti della pianificazione faunistica sino al 2024. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche, cacciatore di selezione, da sempre coltiva l’interesse per tutte le forme di utilizzo della fauna quale risorsa naturale rinnovabile.

Luca Rossi

E’ stato fino all’Ottobre 2024 Professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino, tenendo corsi di Parassitologia Veterinaria, Malattie Parassitarie degli Animali, Ecopatologia e Gestione Sanitaria della Fauna Selvatica. La sua ricerca si è rivolta in particolare alle malattie trasmissibili degli ungulati di montagna, con approccio dal “campo” all’epidemiologia molecolare; il suo modello di studio preferito è stato e rimane la rogna sarcoptica nei Caprini a vita libera. Durante la lunga carriera accademica è stato consulente per l’OIE, l’Anses e altre agenzie di conservazione su questioni legate alle malattie trasmissibili della fauna selvatica. E’ stato co-presidente ed è attualmente segretario del GEEFSM (Groupe d’Etudes sur l’Ecopathologie de la Faune Sauvage de Montagne), un’associazione dinamica impegnata nella promozione della ricerca interdisciplinare su salute e conservazione della fauna nei contesti montani. E’ tuttora membro del Caprinae Specialist Group dell’IUCN.

Paolo Tizzani

Professore a contratto presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino. L’attività di ricerca di Paolo si concentra particolarmente sulla dinamica delle malattie negli ungulati selvatici. Paolo ha condotto studi sia a livello nazionale (Italia) che internazionale (Europa, Africa, Asia e Americhe), sull’interazione tra patogeni, fauna selvatica e ambiente. Tra i suoi lavori di ricerca più recenti, è degno di nota lo studio intitolato “Approccio epidemiologico al poliparassitismo nematodico in uno scenario multi-ospite di ruminanti selvatici simpatrici,” recentemente pubblicato sul Journal of Helminthology.

Francesco Formisano

Chirurgo veterinario specializzato in grandi animali. È co-proprietario di una clinica in una zona rurale della Francia, focalizzata sul bestiame agricolo. Originario dell’Italia, Francesco ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Veterinarie presso l’Università di Torino. La sua tesi, intitolata “Contributo sulle cause di mortalità negli ungulati selvatici nel Nord-Ovest dell’Italia,” ha comportato l’esecuzione di 600 autopsie su ungulati selvatici delle Alpi italiane per determinare le loro patologie più frequenti e letali. Oggi, i suoi interessi professionali e la sua passione personale per la caccia sostenibile e la conservazione si fondono, culminando in un trasferimento in Nuova Zelanda per cacciare e studiare il Tahr dell’Himalaya sotto il progetto “Altitude and Trails” – un’iniziativa collaborativa ed educativa sulla vita legata alla caccia, avviata da Francesco nel 2017. Riconoscendo il potenziale contributo dei cacciatori come scienza partecipativa, Francesco ha co-fondato il Pink Eye Project insieme a Luca Rossi e Paolo Tizzani per esplorare e scoprire nuovi approcci per una migliore gestione degli ungulati di montagna.

Barbara Moroni

Ricercatrice veterinaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (Torino, Italia) e i suoi principali interessi di ricerca includono l’epidemiologia dei parassiti e l’ecopatologia della fauna selvatica. Ha conseguito il dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino (Italia) con una tesi sulla rogna sarcoptica nella fauna selvatica europea. La sua passione per la parassitologia della fauna selvatica è nata durante il suo tirocinio post-laurea in Finlandia, dove ha trascorso un anno conducendo ricerche sui parassiti gastrointestinali delle renne, dopo aver completato la laurea magistrale in Medicina Veterinaria.